giovedì 13 dicembre 2012

"Mi sono messo davanti al presepe" di Don Luca Cesari, il nostro Parroco

Mi sono messo davanti al presepe. 
L'acqua della cascata e quella del ruscello fanno un suono dolce, cullando il piccolo Gesù. Mi ha parlato di voi Suoi piccoli. Gli stavo chiedendo, poiché tutti i bambini hanno dei sogni e dei desideri, cosa vorrebbe Lui, Gesù Bambino, in questo S. Natale, se io fossi uno dei Magi che Gli porta un dono.
Mi ha detto "Cristiani che credono, cristiani che si donano perché Io possa ESSERE, attraverso loro, cristiani abnegati, fino al martirio, cristiani innamorati, cristiani penitenti." 
Vuoi venire anche tu là, in fila dietro ai Re Magi, con me, col tuo dono?
Io, nella mia scatolina, ho messo la mia vita: misera, piccola, indegna quanto vuoi, ma tutta offerta perché i miei parrocchiani, che Gesù chiede, siano presto davvero Suoi.
Anche le mamme, a Natale, tengono nei cuori il desiderio di vedere sorpresi, felici e stupiti i loro bambini.
E così ho chiesto anche a Maria quale dono vorrebbe. 
E Lei, mamma tenera e premurosa, vorrebbe per il Suo Gesù una coperta calda fatta d'amore, l'amore di tutti per il Suo bambino. Vorrebbe che ognuno cucisse il proprio quadratino d'amore perché questa coperta fosse grande abbastanza per avvolgere Gesù.
Allora le ho promesso di dirlo a tutti i miei parrocchiani, di mettersi al lavoro, per preparare il  loro cuore a donare quel quadratino d'amore, e ago e filo per  cucirlo stretto ...

Vivere il vangelo: farsi carico, prendersi cura, portare i pesi degli altri.
Viviamo freneticamente anche le cose di Dio. Cerchiamo di programmare i tempi della nostra carità, perché viverla nei nostri appuntamenti quotidiani diventa quasi un dovere, un impegno da assolvere perché possiamo sentirci a posto davanti a Gesù. 
E appena la carità inaspettatamente chiede di essere vissuta in un momento già ricco di impegni, diventiamo come quel sacerdote che, passando accanto al moribondo, tira dritto, verso le mille e tante cose che deve fare, anche per Dio.
Mentre il viaggiatore d'affari si ferma, rimanda tutto, accantona i suoi programmi,  si fa carico di una situazione che non è sua, che è tanto lontana dai suoi impegni, e la rende parte della sua vita, preoccupandosi solo che l'attenzione a quell'uomo non venga meno anche dopo la sua dipartita.
Gesù ci chiede si di portare il vangelo nel mondo, ma prima di tutto di viverlo, ogni giorno e non in parte, ma tutto.
Di sforzarci di essere cristiani, cioè di essere Suoi, con tutte le conseguenze i quel "sì" a seguirLo.
Come Maria, dei cui pesi nessuno si è fatto carico, ma che ha portato, e porta oggi più che prima, con Gesù, il peso dell'indifferenza, della parzialità con cui si vive l'amore, della superficialità con cui si penetra la Parola di Dio. 
Si vive un po' di vangelo, un po' d'amore, ci si accontenta e si chiede a Gesù di accontentarsi. 
Ma Gesù ci dice che quando ci fisserà, amandoci ancora, noi dovremo rendere conto, dovremo dirGli perché abbiamo scelto di non prenderlo poi così sul serio.
Mi chiede di non guardarmi attorno, di non lasciarmi piegare dalla delusione, dallo sconforto. 
Di vivere il vangelo come per primo ha fatto Lui. 
Di lasciare che sia la testimonianza ossia la carità vissuta a toccare gli altri.
Perché quel farsi carico, quel prestare veramente attenzione, quel mettere da parte le nostre cose per vivere quelle degli altri, valgono più di mille discorsi emozionanti e ben fatti. 

Penitenza
"Che freddo Gesù!" "Si, anche Io lo sento".
"Ho le mani congelate, sento gli spilli, devo comprare i guanti, non mi si muovono più". Sorride ma poi diventa serio. "Cosa c'è Gesù? Hai freddo anche tu alle mani? Te le scaldo, ci soffio sopra?" Mi guarda con tanto amore.
"Cosa c'è, perché sei triste?" "Non ho freddo alle mani. Ho freddo al cuore, tanto freddo. E anche io sento quegli spilli" Mi prende il magone. "Gesù ..." "I peccati della Mia chiesa aumentano. L'amore dei Miei piccoli diminuisce. E il Mio cuore sente il freddo dell'abbandono".
"Tante anime non non sono ancora entrate nel Regno dei Cieli. C'è bisogno di riparare per loro, offrirsi".
"Si Gesù. Poi mi guarda le mani. Mi fissa, me le prende. "Quando puoi ripara così per i peccati di omissione dei Miei piccoli”. Lo guardo e capisco. "Si Gesù, niente guanti fino a primavera! Quegli spilli saranno dolci richiami a pensare e amare tutti i Tuoi piccoli".